martedì 26 novembre 2013

lunedì 25 novembre 2013

Parole Parole Parole...

Finora abbiamo parlato di giocare con i libri, con la palla, con giochi di società veri e propri...
Quante volte però giochiamo, anche involontariamente, con le parole? Non vi è mai capitato un lapsus, magari anche imbarazzante?

Moltissimi comici utilizzano questi stratagemmi, alla base di gran parte delle gag che ascoltiamo o vediamo. Tra moltissimi vorrei consigliarvi Ale e Franz nei panni di Gin e Fizz, ma anche Maurizio Crozza nei sui sketch di Kazzenger...
Nel mio gruppo di amici è praticamente impossibile evitare doppi sensi (spesso anche volgari) o quelle che spesso definiamo battute brutte come "cotoletta-cotoscritta" oppure "il contrario di sudato è giùdato o supreso?"
Anche se le migliori rimarranno sempre i grandi classici...
"Ma se io mi nutro e tu ti nutri, Frank Si-natra?
Dulcis in fundo...
Quando chiami un ghiro, lui si ghira?
(Un grazie a don +Alberto Luccaroni  per la sua infinita comicità)


venerdì 22 novembre 2013

Giocare leggendo...o leggere giocando?


Avete mai "letto" un libro-game? Sapete di cosa si tratta?
Un libro-gioco o anche libro-game è un'opera narrativa che invece di essere letta linearmente dall'inizio alla fine presenta alcune possibili alternative mediante l'uso di paragrafi o pagine numerate. Lettori diversi (o la stessa persona in occasione di una rilettura) potranno compiere scelte diverse e ciò condizionerà lo svolgimento e la fine della trama. Questo genere fu principalmente popolare negli anni ottanta.  (da Wikipedia)
Io ho scoperto questo genere narrativo (se così si può definire) attorno ai 14 anni, quando mi capitò fra le mani una copia de "L'antro della paura". Subito mi innamorai di questa fantastica sintesi tra libro fantasy e gioco di ruolo e mi gettai a capofitto alla ricerca di altri volumi.
Il tempo fece il suo (de)corso e il cambio di interessi mi fece abbandonare questa passione, che si accese e si spense come un fuoco di paglia. Ad oggi ho ancora ricordi stupendi di quelle ore spese a sfogliare pagine, annotare armi e vivande, a puntare con la matita i numeri (il corrispondente del lancio di dadi nei giochi di ruolo). Ogni tanto mi viene nostalgia di quei tempi (quasi 10 anni fa!) e mi piacerebbe rimettermi lì con libro e matita...
E voi invece, avete mai provato un libro-game?

(imagine by: Wikipedia)
Grazie, Lupo Solitario!

giovedì 21 novembre 2013

Giochiamo! Ma a cosa?

Oggi volevo parlarvi dei classici giochi che educatori, catechisti, scout, insegnanti di educazione fisica, etc... fanno fare a gruppi di bambini, solitamente all'aperto.
Io sono un educatore acr e ogni sabato con i bambini, oltre ad attività di catechesi, facciamo dei giochi.
Vi propongo adesso una breve lista con opportuni link dei giochi che facciamo più spesso:

Bandiera Svizzera
A volte risulta un po' complesso, soprattutto se si cambiano un po' le regole (ovvero si mettono penalità della serie "questo giro non difendi" se un difensore parte prima dell'attaccante). Anche questa versione mi sembra molto valida, anche se non l'ho mai provata...vi farò sapere!

Palla Prigioniera
Forse il più famoso dei giochi all'aperto per bambini, è sempre apprezzato. Le sue varianti sono moltissime: da quella che fa liberare i prigionieri quando un compagno afferra una palla al volo, a quella che permette ai prigionieri di liberarsi da soli dal fondo opposto del campo eliminando loro stesso un membro della squadra avversaria. Quella che nella mia zona va per la maggiore, noi la chiamiamo Re Vecchio, o Palla Re: oltre alle regole citate nel link, noi facciamo entrare in campo il Re come ultimo giocatore quando l'intera squadra è eliminata. Inoltre, per tornare in campo i giocatori già eliminati devono loro stessi eliminare, dal fondo del campo, un avversario. Di moda negli ultimi tempi, portato poi anche nelle scuole, il Dodgeball è richiestissimo dai bambini (altro non è che una variante "agonistica" con più palloni).

Ruba Bandiera
Altro gioco famosissimo, utile per iniziare il pomeriggio e far "scaldare" i bambini. Una variante può essere quella di chiamare più di un numero alla volta e far così organizzare i bambini in diverse figure.


Ed infine, quello che a gran voce il mio gruppo richiede ogni sabato...

Palla FantasmaSe avete letto le regole e ve lo state chiedendo...sì, è praticamente impossibile che finisca. Il bello di questo gioco è che fino alla fine tutti possono tornare a giocare. Ottimo come riscaldamento o per terminare una festa o un pomeriggio di giochi, consiglio la variante "rovescio": un eliminato, se riesce/gli passano la palla, può eliminare quello (e solo quello) che lo ha eliminato. Spesso i bambini faranno delle "alleanze" che spesso verranno rotte (anche perché prima o poi quelli fuori dall'alleanza saranno tutti eliminati e dovranno iniziare a eliminarsi fra loro, iniziando così a far tornare in gioco altri bambini...).
ps: sì, l'unico modo per passarsi la palla senza eliminarsi è facendola rimbalzare a terra..!

Per altri giochi...ci saranno altri post! Intanto lascio la parola a voi!
Quali giochi all'aperto facevate da piccoli? Quali invece proponete oggi ai bambini?


flickr

martedì 19 novembre 2013

Che cos'è un Personal Learning Environment?

"Gli Ambienti Personali di Apprendimento (PLE) sono sistemi che aiutano coloro che apprendono a controllare ed organizzare il proprio apprendimento.

Questo include un supporto per:
-organizzare i loro obiettivi di apprendimento
-gestire il loro apprendimento, sia il contenuto che il processo
-comunicare con altri durante il processo di apprendimento 
e così raggiungere gli obiettivi dell'apprendimento."
(Wikipedia)


Questa citazione, usata ed abusata in tutto il web, risulta molto utile per riuscire perlomeno a muovere i primi passi verso una definizione almeno personale del PLE.
Per ulteriori informazioni consiglio questo link, oltre a Wikipedia, naturalmente.
Pur essendo ancora dubbioso sull'inserire nel mio PLE anche ciò che non rientra nelle tecnologie e/o nella rete, alcune mappe trovate su Google immagini come questa mi hanno convinto ad aggiungere alla mia "mappa" anche gli elementi "materiali" (tipo libri e giochi) e quelli relazionali (come amici e docenti).
Pensandoci bene poi, mi sono reso conto che il mio apprendere è difficilmente ricollegabile ad uno schema, impensabile poi ridurlo all'ambito virtuale. Ho voluto quindi dare, soprattutto al "cartaceo", il giusto (anzi, forse ancora troppo poco) spazio nel mio schema...
Voi invece?

 (imagine by: theguardian)

martedì 12 novembre 2013

Dixit, quando l'empatia si mette in gioco!

(imagine by: meoplesmagazine)


Sono ormai 3 anni che Dixit è sul mercato e le recensioni che ancora mi giungono sono sempre positive. Un gioco di immagini, emozioni, colori e citazioni, che riesce a coinvolgere dai più grandi ai più piccoli, dai più "aficionados" ai giochi da tavolo ai cosidetti giocatori occasionali.
Non mi dilungherò a spiegare le regole (che potete trovare ben riassunte in questo utilissimo blog) quanto piuttosto ad osservarne un aspetto più pedagogico.
Questo gioco infatti porta i giocatori a mettersi nei panni del narratore di turno, per cercare di capire quale carta ha suscitato in lui quell'emozione, quel sentimento, quella frase che ha espresso.
Le illustrazioni, semplici nel tratto ma ricche nei dettagli (soprattutto nei colori!), possono davvero evocare le più svariate sensazioni dall'immaginario di ciascuno di noi. Starà poi alla singola persona decidere come rappresentare verbalmente la carta scelta, cercando di farla capire e non capire allo stesso tempo.
"Mettersi nei panni" sembra quindi la strategia di gioco migliore, oltre che per vincere anche per conoscersi (sia se stessi che gli amici, vecchi o nuovi che siano) meglio. Non sempre è infatti facile parlare apertamente delle proprie emozioni, ma lasciandosi trasportare dal gioco anche ciò che più ci spaventa o ci fa vergognare diventa meno minaccioso, soprattutto se espresso in forma simbolica.
Con ciò non voglio di certo affermare che ogni partita a Dixit diventerà una seduta di psicoterapia di gruppo o la realizzazione di uno psicodramma (lungi da me!), ma solamente andar oltre alla visione di semplice gioco da tavolo. Nelle mani giuste potrebbe infatti diventare un efficace strumento di alfabetizzazione emotiva, sensibilizzazione e/o educazione alle emozioni (all'interno di specifici percorsi o laboratori).
L'autore stesso ha detto: “Io lavoro molto con i giovani che hanno grandi difficoltà esprimere i loro sentimenti”.

Qui il link al sito della casa editrice.